Plasma: miglior strategia contro il Coronavirus? Facciamo chiarezza con il Certometro

Nei nostri articoli abbiamo già trattato questo argomento. Al Policlinico di Pavia i primi test incoraggianti, poi abbiamo visto la prima guarigione al mondo a Mantova, grazie alle trasfusioni di Plasma. Per ultima, ma non meno importante, lo studio pubblicato su Nature che afferma che tutti i pazienti guariti da Covid-19 sviluppano anticorpi resistenti, contenuti proprio nel Plasma.

E allora perché il Certometro? E’ una bufala? E’ disinformazione? Assolutamente no, ci sono prove evidenti che la plasmaterapia aiuta a contrastare il Coronavirus.

Bisogna fare però alcune doverose precisazioni.

Data la mole di persone che gridano allo “scandalo” perché gli scienziati “preferiscono” cercare di sviluppare un vaccino al posto di curare tutti con il Plasma che, a detta loro, è più economico, sicuro e già pronto all’uso, abbiamo deciso di “sguinzagliare” il nostro Certometro.

Per prima cosa, la trasmissione passiva di anticorpi, come strumento terapeutico, è una tecnica già ampiamente sperimentata ed utilizzata. Infatti la plasmaterapia è stata usata per contrastare anche precedenti epidemie da Coronavirus, quali Sars, Mers, ma anche per H1N1 ed Ebola.

Purtroppo però i dati attualmente in letteratura sono scarsi e non permettono di analizzare l’efficacia su larga scala. Inoltre la maggior parte, se non la totalità dei pazienti, è stata co-trattata con altri farmaci; quindi il plasma non è stato l’unico trattamento.

Secondariamente il problema più grosso è che, nonostante abbia funzionato in diversi pazienti, si sconosce totalmente per quanto tempo, l’infusione delle nuove immunoglobuline, protegge dal virus; ma soprattutto SE protegge dal virus. Infatti non ci sono dati scientifici che dimostrino che, una volta che il paziente migliora e guarisce grazie al plasma, una volta incontrato di nuovo il virus, il corpo ne sia immune.

Il nostro Certometro segna una sufficienza piena, non trattandosi ne di Bufala ne di disinformazione. Il problema dunque risulta l’insufficienza di dati.

Ci auguriamo che presto venga intrapresa, dalla comunità scientifica, una rigorosa fase sperimentale che possa portare ad avere dati più consistenti su larga scala e replicabili (il principio base della scienza).

Come spiega il Professor Viale, direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive del Sant’Orsola, uno degli aspetti negativi dell’utilizzo del Plasma come terapia è quello di innescare patologie immuno-meditate derivate da anticorpi di un’altra persona; il rischio potrebbe essere che gli anticorpi fungano da vettore per infezioni da altro sierotipo virale piuttosto che da fattore protettivo, il cosiddetto “antibody-dependent enhancement”.

Attualmente la terapia, portata avanti dal Policlinico di Pavia e diffusasi in altre strutture, è sicuramente promettente ed incoraggiante. I dubbi sorgono nel momento in cui si debba cercare di sviluppare un’immunità quanto più possibile definitiva, come avviene con i vaccini.

E’ importante sottolineare che le infusioni di Plasma sono una terapia, ovvero una cura alla malattia, mentre il vaccino è una forma di prevenzione alla malattia, un’importante differenza. Un altro dubbio è la quantità e i costi, infatti mentre per un vaccino servono pochi ml di soluzione (nella maggior parte dei casi), per quanto riguarda il plasma, sono necessarie circa 2 o 3 sacche da mezzo litro per paziente, una grossissima differenza (dato comunque non definitivo ne accertato).

In assenza di un vaccino o di terapie definitive, la plasmaterapia sembra una strada percorribile, con le dovute precauzioni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ribadisce che “L’utilizzo della plasmaterapia è ammesso quando ci si ritrova di fronte a malattie gravi per le quali non esistono trattamenti farmacologici efficaci”

In conclusione, la plasmaterapia risulta essere uno strumento importante e, nonostante i casi siano pochi, efficace. I test effettuati ci lasciano ben sperare che, grazie al Plasma, possiamo fare grossi passi in avanti per contrastare questa pandemia da Coronavirus.

Lasciamo dunque fare agli esperti, augurandoci che riescano a trovare la giusta via per contrastare e debellare il Sars-Cov-2.

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